Signore e signori, ci troviamo di fronte ad una band che ha marcato a fuoco la scena metal nostrana: i Dark Quarterer. Stiamo parlando di un gruppo che ha avuto un'importanza storica enorme, in quanto senza il loro operato l'epic-progressive non avrebbe certo raggiunto gli standard attuali.
Il loro quinto album, “Symbols”, che ha visto la luce nel giugno 2008, mi ha confermato l'impressione che ho avuto allo scorso Legends Never Die: la musica dei Dark Quarterer è molto complessa e rifinita, e tutt'altro che immediata, al punto che un ascoltatore occasionale può trovarsi spiazzato dalla lunghezza (eccessiva?) dei brani e dalla loro prolissità.
Ciascuna canzone è una piccola perla, piena di spunti interessanti portati avanti da musicisti con le palle cubiche: un'ineccepibile tecnica si amalgama con un delicatissimo gusto per soffici melodie e per soluzioni che esplorano nuovi lidi. Decisamente affascinanti gli oltre 11 minuti di 'The Ides Of March', che trasportano l'ascoltatore in un mondo fatto di note ipnotiche dal vago retrogusto esotico.
Si tratta, in ogni caso, di un prodotto non certo 'easy listening', e se uno non è fan del gruppo o del genere in questione molto difficilmente apprezzerà 'Symbols'; ma, si sa, band come i Dark Quarterer sono per (pochi) palati decisamente raffinati. Per chi sa capire ed apprezzare la proposta, quest'uscita sarà invece un must.
Il loro quinto album, “Symbols”, che ha visto la luce nel giugno 2008, mi ha confermato l'impressione che ho avuto allo scorso Legends Never Die: la musica dei Dark Quarterer è molto complessa e rifinita, e tutt'altro che immediata, al punto che un ascoltatore occasionale può trovarsi spiazzato dalla lunghezza (eccessiva?) dei brani e dalla loro prolissità.
Ciascuna canzone è una piccola perla, piena di spunti interessanti portati avanti da musicisti con le palle cubiche: un'ineccepibile tecnica si amalgama con un delicatissimo gusto per soffici melodie e per soluzioni che esplorano nuovi lidi. Decisamente affascinanti gli oltre 11 minuti di 'The Ides Of March', che trasportano l'ascoltatore in un mondo fatto di note ipnotiche dal vago retrogusto esotico.
Si tratta, in ogni caso, di un prodotto non certo 'easy listening', e se uno non è fan del gruppo o del genere in questione molto difficilmente apprezzerà 'Symbols'; ma, si sa, band come i Dark Quarterer sono per (pochi) palati decisamente raffinati. Per chi sa capire ed apprezzare la proposta, quest'uscita sarà invece un must.
Francesco
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